Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino. "Il Pairing"
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Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino. "Il Pairing"

Il primo passo per realizzare un intervento comportamentale è “fare pairing”. A questo punto chi sta leggendo starà pensando: “ma utilizzare termini italiani è davvero così complicato?” In effetti è proprio così e per farmi perdonare e spiegare meglio ciò che vuol dire pairing (dall’inglese to pair che può essere tradotto come accoppiare, mettere insieme), utilizzerò un esempio tratto dalla vita di ciascuno di noi. Innamorarsi è una esperienza che caratterizza o ha caratterizzato l’esistenza di tutti. In quella occasione, in modo del tutto inconsapevole, abbiamo cercato di fare pairing, ossia di associarci a qualcosa di piacevole per la persona da conquistare, come ad esempio: cinema, teatro, canzoni, cibi, tramonti, ecc. Ma prima di far questo abbiamo realizzato un attento “assessment delle preferenze”. Di cosa si tratta? Prima di associarci a qualcosa di piacevole cerchiamo di capire cosa realmente piace all’altra persona. Le preferenze di una persona sono diverse da quelle di un’altra, e, anche per la stessa persona, le preferenze cambiano nel corso del tempo ed in base alle motivazioni del momento. Un profumo o una musica potrebbero essere per qualcuno altamente piacevoli, per altri sgraditi. Il gioco dell’innamoramento consiste nell’ associarsi a ciò che piace all’altro per “addomesticarlo”. A questo punto qualcuno sarà andato su tutte le furie pensando: “non siamo mica bestie, questi comportamentisti sono tutti uguali”. Cercherò di placare le ire di quel qualcuno dicendo che il termine l’ho preso da un passo di un’opera favolosa, ossia il Piccolo Principe. Anzi, riporto di seguito tutto il brano perché descrive bene, anche se in modo poco tecnico, come si fa il pairing:

«Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo…. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica….. "Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe. "Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino..." Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe, cap. XXI.

L’ansia di voler modificare rapidamente i comportamenti, aumentando quelli funzionali e diminuendo quelli problematici, può portare a non avere la pazienza di fare pairing, aspetto essenziale affinché la persona che abbiamo di fronte abbia modo di imparare all’interno di un contesto rilassante e piacevole. Prima ancora di insegnare qualcosa, bisogna fare in modo che lo studente associ noi ed il contesto a cose che gli piacciono. A quel punto si riduce la cosiddetta CMO-R, ossia la motivazione a fuggire. Se in quel luogo e con quella persona sto bene, non ho motivo di scappare. Il pairing si basa sui principi del condizionamento classico, sugli studi di Pavlov che non sto a raccontarvi, tanto li conoscete benissimo.

Cercherò di descrivere in termini che più si addicono all’ Analisi Comportamentale Applicata il processo ben descritto dalla volpe al Piccolo Principe.

Prima di tutto bisogna fare un buona valutazione delle preferenze: indirettamente, raccogliendo informazioni da chi vive a contatto con lo studente, o, da preferire, attraverso una procedura diretta. Le procedure di assessment diretto sono diverse, le cito solamente: free operant, ad una scelta, a due scelte.

Una volta definito ciò che piace alla persona si passa al pairing. Di seguito 3 immagini che riassumono la procedura di pairing.

Quando smettere di fare pairing? Quando il bambino scappa “verso” voi e il contesto di apprendimento e non “via” da voi e il contesto di apprendimento.

Date le continue associazioni con ciò che piace allo studente, anche l’operatore acquisirà piacevolezza (Fig.1).

Fig. 2 - Processo di “progressivo” condizionamento

Figura 3 - Cose da non fare

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